in seno donna

Un fattore di rischio è una qualsiasi condizione che aumenta la probabilità di sviluppare una malattia, come ad esempio un tumore.

Esistono due tipi di fattori di rischio per l’insorgenza del cancro: quelli non modificabili, come il sesso, l’assetto genetico e l’età, e quelli modificabili, legati per esempio ai comportamenti e agli stili di vita individuali. Non potendo agire sui fattori di rischio non modificabili, la prevenzione primaria è basata sull’impatto che il nostro stile di vita può avere sui fattori modificabili.

È fondamentale innanzitutto conoscere quali sono i fattori di rischio che la ricerca scientifica ha dimostrato essere correlati allo sviluppo di un tumore, per ridurli o annullarli quando possibile o in alternativa per aumentare la resistenza ad essi.

La prevenzione non è importante solo in fase primaria (ovvero quando la malattia non si è manifestata), ma anche in fase secondaria (ovvero con l’’individuazione della malattia oncologica in fase molto precoce) o in fase terziaria (in pazienti già ammalati o guariti da una patologia oncologica che possono agire sul loro rischio di una nuova neoplasia e delle conseguenze ad essa legate).

Avere un fattore di rischio non vuol dire con certezza che la malattia si svilupperà e i fattori di rischio interagiscono tra di loro variamente.

I fattori di rischio

FATTORI DI RISCHIO
NON MODIFICABILI

I principali fattori di rischio non modificabili sono l’essere donna e l’aumentare dell’età. Nella fascia di età fino ai 49 anni, una donna su 43 sviluppa un tumore della mammella, una donna su 18 nell’intervallo tra i 50 e i 69 anni e una donna su 22 si ammala nella fascia di età tra i 70 e gli 84 anni.

Per quanto riguarda la predisposizione familiare e genetica allo sviluppo di un tumore della mammella, ti invitiamo a consultare lo specifico contenuto

 

in seno dottoressa

FATTORI DI RISCHIO
MODIFICABILI

Comprendono un lungo periodo fertile (prima mestruazione precoce e/o menopausa tardiva) che implica una lunga esposizione della ghiandola mammaria allo stimolo degli estrogeni (ormoni prodotti dalle ovaie in età fertile); nulliparità (assenza di gravidanze); prima gravidanza dopo i 30 anni; mancato allattamento al seno. Il rischio è più elevato nelle donne che assumono terapia ormonale sostitutiva durante il periodo della menopausa.

l’elevato consumo di alcool e di grassi animali e il basso consumo di fibre vegetali sembrerebbero associati ad un aumentato rischio di sviluppare un tumore al seno. Stanno inoltre assumendo importanza l’alimentazione e l’insieme dei comportamenti che conducono all’obesità. Il tessuto adiposo, infatti, produce estrogeni e ne è la maggior fonte nelle donne dopo la menopausa, con un conseguente effetto di stimolo continuo sulla ghiandola mammaria. L’obesità è associata come fattore di rischio alla cosiddetta sindrome metabolica (un insieme di condizioni che comprendono il diabete o
prediabete, l’aumento del grasso che circonda gli organi, l’aumentato livello di colesterolo e trigliceridi e la pressione alta). La sindrome metabolica si
sviluppa in parte in chi è geneticamente predisposto, ma è soprattutto legata a stili di vita basati sulla sedentarietà e su diete ipercaloriche ricchi di grassi
saturi e carboidrati semplici. Poiché non è possibile agire sulla predisposizione genetica, la raccomandazione efficace per ridurre il rischio di
ammalarsi di tumore della mammella, è quella di agire sullo stile di vita e quindi di abbinare una regolare attività fisica con una dieta equilibrata, che dagli studi scientifici risulta quella mediterranea (ricca di fibre e vegetali). Alcune ricerche hanno dimostrato che anche altri fattori di rischio come il fumo di sigaretta, l’esposizione cronica ad agenti chimici cancerogeni e le alterazioni ormonali correlate al lavoro notturno possono avere un ruolo nell’aumentare il rischio di sviluppare un tumore della mammella. Questi argomenti sono attualmente ancora oggetto di studi scientifici che avranno lo scopo di chiarire meglio il loro impatto sul rischio di sviluppare un tumore della mammella.

alcune condizioni legate a pregresse patologie (ad esempio pazienti che hanno dovuto eseguire radioterapia sulla parete toracica soprattutto sotto i 30 anni di età) oppure la presenza nella donna di displasie o precedenti
neoplasie mammarie, potrebbero aumentare il rischio di sviluppare un tumore della mammella. La raccomandazione è che le donne che presentano
questi fattori di rischio si rivolgano alla Breast Unit di competenza per impostare un adeguato percorso.

Donne a basso rischio: come prevenire?

Nella categoria “donne a basso rischio” vengono comprese le donne
che non hanno una storia personale o familiare di neoplasia mammaria
e che pertanto non presentano un aumentato rischio di insorgenza di neoplasia.

Se hai meno di 40 anni

A questa categoria è raccomandata l'autopalpazione. L’autopalpazione è un esame che ogni donna può effettuare comodamente a casa propria e consta di una prima fase di osservazione che permette di individuare mutazioni nella forma del seno o del capezzolo e di una di palpazione che è utile a scoprire piccoli noduli di nuova insorgenza.

Se hai tra i 40 e i 49 anni

e non rientri ancora per età all’interno dei programmi di screening regionale, la mammografia andrebbe eseguita personalizzando la cadenza sulla base dei fattori di rischio, quali la storia familiare e la densità del tessuto mammario. Il Piano Nazionale Prevenzione suggerisce alle regioni l’ estensione dell’ invito allo screening mammografico anche alle donne di 45-49 anni, adottando per lo più l’intervallo annuale per l’effettuazione della mammografia. Tale raccomandazione è già stata adottata da alcune regioni italiane, per cui le pazienti coinvolte ricevono la lettera di invito per la mammografia di screening a partire dai 45 anni.

Se hai tra i 50 e i 69 anni

rientri nel percorso di screening mammografico, pertanto vieni invitata ad effettuare il test mediante una lettera inviata al tuo domicilio dall’Azienda Sanitaria di appartenenza o mediante FSE (fascicolo sanitario elettronico) se attivato. Gli esami di screening vengono proposti alle donne di questa fascia di età in cui è più alto il rischio di ammalarsi e contemporaneamente è minore la probabilità di effetti negativi. Pertanto maggiore la possibilità di una diagnosi precoce e, grazie a questa, la possibilità di intervenire tempestivamente con le cure necessarie. La mammografia di screening viene effettuata ogni due anni e consiste in un esame radiologico della mammella. L’esame ha la durata di pochi minuti, necessita di una modesta compressione risultando talora fastidiosa e prevede una quantità di raggi X molto bassa. La mammografia di screening non prevede visita medica od altri esami come ad esempio l’ecografia mammaria se non in caso di richiamo per reperti dubbi o sospetti da approfondire. Essa viene valutata da due medici radiologi qualificati separatamente a garanzia di una maggiore accuratezza. Il risultato della mammografia, se negativo, viene comunicato di norma con lettera inviata al domicilio. Nel caso di esame dubbio, l’interessata viene contattata per concordare gli ulteriori accertamenti diagnostici necessari.

Se hai più di 70 anni

spesso non sei coinvolta nei comuni programmi di screening, ciò non significa che non sei a rischio. Anzi l’incidenza continua ad aumentare insieme all’età e si suggerisce quindi di proseguire comunque i controlli, valutando il programma insieme allo specialista. Anche in questa fascia di età il Piano Nazionale Prevenzione consiglia l’estensione del protocollo di screening fino ai 74 anni con mammografia annuale. Anche tale estensione è stata adottata in modo differente su base regionale. Si raccomanda l’adesione al percorso di screening mammografico anche alle donne che abitualmente eseguono controlli periodici (ecografici o mammografici) in autonomia.